Le Gole del Raganello, nel Parco Nazionale del Pollino, sono lunghe 12 Km ca. con pareti a picco alte anche 800 metri. Si dividono in due grandi tronconi: le Gole Alte (o di Barile) e le Gole Basse. Tecnicamente si può classificare quale forra acquatica orizzontale con una progressione, nel periodo estivo, senza grandi difficoltà (in gran parte senza presidi tecnici per intenderci). Da decenni ormai le Gole, sia a San Lorenzo Bellizzi e sia, soprattutto, a Civita sono meta di migliaia di visitatori.
Agosto volge al termine, è il 20, a Cerchiara c’è il sole. Ma poco dopo le 15 ricevo una telefonata dalla Centrale
Operativa del 112 che mi comunica che nel Raganello c'è gente in difficoltà per una piena. Una piena??? Chiedo.
Incredulo, mi faccio mettere in contatto direttamente con il "chiamante", cosa che avviene subito.
Parlo con un signore il quale mi invoca di venire subito: "c'è una piena,
correte correte", io gli dico di stare tranquillo di salire il più possibile sulle rocce e di aggrapparsi
ad alberi e rami, e che tra quindici minuti saremmo arrivati, ma lui mi dice:
"è tardi, è tardi, è tardi" e la comunicazione cade...
Ecco, è iniziato così, per noi, un intervento di soccorso al quale parteciperanno 101 uomini del Soccorso Alpino. Negli anni, nei decenni, abbiamo fatto tantissimi interventi nelle Gole, molti per mancati rientri, diversi per escursionisti con fratture. Vi è stato anche chi è stato morso da una vipera, alcuni invece colti da malori o da ipotermia. Mai ci saremmo immaginati di essere coinvolti ad agosto in una emergenza dalle proporzioni gigantesche, dietro casa, in un luogo che per noi ha sempre significato sin da ragazzi divertimento, libertà, bellezza, amore per la nostra terra.
Quel pomeriggio, a causa di un eccezionale e violentissimo nubifragio durato poco meno di un'ora (!!), che
ha scaricato evidentemente un'impressionante quantità di acqua nel tratto a monte (a San Lorenzo, a 6/7 km più a
nord dal Ponte del Diavolo), solo in una zona molto ristretta del bacino del Raganello, una onda di piena di fango
e detriti, alta due-tre metri, ha sorpreso oltre quaranta escursionisti che erano nei pressi del Ponte del Diavolo,
travolgendoli e trasportandoli a valle (sino anche a 4 Km dall’ingresso).
Alla fine si conteranno 10 morti, 21 feriti, 12 illesi. Tra i deceduti la guida che stava accompagnando nel tratto
turistico un gruppo di visitatori, Antonio De Rasis, tecnico trentaduenne della Stazione Pollino del Soccorso Alpino
Calabria (al suo funerale parteciperanno circa cinquemila persone e tra questi anche il Presidente CNSAS Dellantonio
e il suo Vice Molinu).
Per esperienza personale, nessuno di noi si ricorda di una piena nel Raganello d'estate, né tantomeno un'onda di piena... Giungere sul posto e trovare il Raganello in piena, come fosse febbraio-marzo (dei più piovosi), colorato di marrone/nero, è stato un vero e proprio shock.
Con il passare dei minuti, giunge la testimonianza puntuale della prima squadra della Stazione Pollino arrivata
al Ponte del Diavolo, iniziamo a capire in modo più concreto che quello che dovremo gestire purtroppo sarà una
vera e propria maxi-emergenza.
Richiediamo quindi il massimo coinvolgimento di tutto il Servizio Regionale e allertiamo la Centrale di Poggio
Renatico, oltre che le varie centrali del 118, della Protezione Civile e della Prefettura. Mettiamo in allerta i
servizi regionali confinanti. Nel frattempo le prime squadre lavorano alacremente, in uno scenario altamente
rischioso e convulso. Traggono in salvo i primi sopravvissuti lungo il greto del fiume, ancora in piena, ma
trovano anche i primi cadaveri. Giungono i primi elicotteri (118, Vvf, il Sirio da Lamezia) e centinaia di persone,
soprattutto familiari degli escursionisti, affollano, tra scene strazianti, le piccole vie di Civita.
Per fortuna, la macchina dei soccorsi è immediata. La tempestività del nostro intervento (la stragrande maggioranza di noi conosce benissimo le Gole, qui siamo di casa) e quello degli altri Enti (118, Carabinieri, PC, SAGF, Vvf) ha, certamente, evitato che il bilancio dei morti fosse più grave di quello che alla fine sarà.
Per tutta la notte il nostro personale ha ispezionato le rive del torrente sia a valle del Ponte del Diavolo sia a valle del ponte sulla provinciale. In una di queste ricerca, a 700 metri circa a valle dal Ponte del Diavolo, intorno alle 23, una nostra squadra rinveniva il corpo di Antonio De Rasis senza vita. Per noi una tragedia nella tragedia! Ma non c'è tempo per piangere, le ricerche e il soccorso devono continuare!
Lavoreremo senza sosta per tutta la notte alla ricerca dei dispersi. Il telefono impazza (alla fine il cellulare mi segnalerà oltre 550 messaggi sms non letti). Solo intorno alle 12:00 del giorno successivo si avrà la conferma che i tre dispersi che si pensava fossero il giorno prima nelle Gole del Raganello erano invece in quota sulle cime del Parco del Pollino. Con tale notizia la Prefettura dichiarava la fine delle operazioni SAR. Ci vorranno le ore 15 per il rientro di tutte le nostre squadre a Civita (che nel frattempo avevano, non senza difficoltà, perlustrato l’interno delle Gole).
Quasi 24 ore di lavoro incessanti, di salvataggi, di ritrovamenti di corpi esanimi, di riunioni di coordinamento in loco con il Prefetto, la PC regionale, il comandate provinciale Vvf, i massimi vertici provinciale dell'Arma con il Sindaco di Civita, e tutte le altre Autorità, senza alcuna pausa.
Come mai potremo dimenticare l'immagine simbolo di questo disastro, quella manina infangata della piccola Chiara, dieci anni, che non vuole staccarsi dalla spalla del nostro soccorritore che l'aveva qualche minuto prima strappata dalla furia dell'onda e dal fango?
Come potremo mai dimenticare l'aiuto, determinante, dei colleghi del Soccorso Alpino giunti dalle regioni limitrofe (Basilicata, Puglia, Campania, Umbria) un Consigliere Nazionale (Guiducci) e l'addetto stampa nazionale del CNSAS (Milan) e la straordinaria solidarietà di tutta la popolazione di Civita?
Sono trascorsi due mesi da quel drammatico 20 agosto. Restano tante ferite che il tempo, forse, in parte, rimarginerà con fatica. Rimarrà indelebile per tutta la vita il bellissimo il ricordo di Antonio De Rasis, un ragazzo pieno di gioia di vita che amava profondamente il Soccorso e la sua terra.
Sempre più forte è la convinzione e l’orgoglio per la maglia che indossiamo: quella particolare e preziosa vocazione di volontari per la nostra vocazione di volontari al servizio della nostre comunità che è il CNSAS.